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I KuTso a Catania! Intervista + Report

I KuTso , chiamateli come volete, ma sono davvero bravi, sanno coinvolgere, suonano bene, hanno dei testi intelligenti! Questo ho pensato l’estate scorsa a Roma, quando li ho sentiti dal vivo per la prima volta! Quindi, non appena ho scoperto che sarebbero venuti a suonare a Catania, la mia città, mi sono precipitata per andarli a sentire ancora una volta e …non hanno assolutamente deluso le aspettative, anzi!

Il pubblico del Ma, locale in cui si è svolto il live il 2 gennaio scorso, in un giorno difficilissimo, dati i postumi del capodanno, le feste, il freddo, ma soprattutto il live di Jovanotti a pochi km dalla città, si è fatto trovare pronto, numerosissimo (si è sfiorato il sold out) e calorosissimo. Un live perfetto, insomma! Le aspettative di tutti sono state più che superate!

La band, coloratissima come sempre, ci ha intrattenuti con energia, freschezza e i caratteristici testi intelligenti e sottili, segno distintivo del gruppo, che gli hanno permesso di essere tra le nuove proposte della scorsa edizione del Festival di Sanremo, grazie a quel brano fortissimo, intitolato Elisa! 

Più di un’ora e mezzo di live, l’immancabile travestimento di Donatello, in vestaglia per l’occasione, i loro brani tiratissimi, il pubblico completamente impazzito e un fonico che ci ha regalato suoni perfetti durante tutto il concerto. Cosa si può desiderare di più da uno spettacolo?

Ci parlano di amori finiti, di call center, delle case discografiche improvvisate, che rovinano anni di vita e di lavoro agli artisti; ballano, cantano, suonano tanto e bene, intrattengono, coinvolgono e ci fanno volare in alto!

Bravi davvero!

Prima del concerto ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere musicali con Matteo Gabbianelli, frontman della band.

Come vi siete conosciuti?

Ci siamo conosciuti suonando, in realtà la formazione attuale è il risultato di un rimaneggiamento continuo negli anni. Questa formazione fissa c’è dal 2012, addirittura Simone è stato scelto con un provino, quindi ci siamo conosciuti sulla scena in maniera abbastanza professionale, poi ovviamente siamo diventati anche amici col tempo. 

Giochi di parole, provocazioni, che però nascondono temi attuali. Cosa ispira i vostri brani?

Io sono colpevole sia della parte testuale, che di quella compositiva delle canzoni. Sulle canzoni esprimo molto me stesso, esprimo il mio carattere, il mio modo di rapportarmi alla vita e di solito spurgo la negatività che mi porto dentro, perchè caratterialmente sono un misto di buio e luce, nel senso che ho un carattere estroverso e molto dirompente, però poi dentro ho delle magagne. La nostra musica infatti nasce proprio da un contrasto tra testi molto mortiferi, bui, negativi e una musica invece che è l’opposto, molto solare; è quasi una reazione a questa cosa. In fondo rappresenta la vita, questo agrodolce; la vita non ha delle risposte chiare, è un po’ entrambe le cose. Da questo nasce la nostra musica.

Bilancio della partecipazione a Sanremo? Vi ha aiutati nella diffusione del verbo KuTso?

Sicuramente abbiamo capitalizzato tutto quello che potevamo prendere da questa esperienza. Abbiamo suonato tantissimo, abbiamo avuto un disco che è stato distribuito seriamente, nei negozi, è uscito con Universal e quant’altro. Abbiamo avuto un’esposizione impensabile senza tutto l’ambaradan di Sanremo, insomma TG1, Tg2, ecc. Le nostre vite non sono cambiate, nel senso che abbiamo lavorato molto di più, ma non siamo diventati dei nababbi che vanno in giro con la limousine, ecco, non è quello, non succedono queste cose. Semplicemente c’è stato un incremento del nostro lavoro, ci ha conosciuto molta più gente ed abbiamo avuto anche un po’ più di rispetto da parte degli addetti ai lavori, però c’è ancora molto molto lavoro da fare. In realtà stiamo all’inizio, diciamo.

Quali sono le persone sensibili a cui vi rivolgete nell’album?

Noi diciamo sempre che le persone sensibili sono quelle che hanno la pazienza di fermarsi un attimo e ascoltare, nel caso specifico la pazienza di ascoltare il nostro disco, non fermarsi all’aspetto goliardico e spettacolare che c’è nella nostra musica, ma andare ad ascoltare, magari in solitudine le nostre canzoni, vedendo quello che ti ho detto prima, che c’è un’urgenza espressiva ed un conflitto interiore che dà vita a questa musica. 

C’è una canzone che ti fa venire il magone quando la canti, o ti emoziona più delle altre?

Mah, ce n’è una in particolare, si chiama “Marzia”, ed è dedicata alla mia ex ragazza. Tutte le canzoni riguardano me, ma quella riguarda anche un’altra persona, quindi diciamo che ci sono legato particolarmente.

Che progetti avete in cantiere al momento?

Stiamo scrivendo il disco nuovo, abbiamo già un bel po’ di brani, facciamo concerti sporadici su richiesta, adesso non stiamo organizzando un tour, semplicemente scriviamo il disco e quando si deve suonare si suona, quando c’è qualcosa di promozionale da fare si fa, ecc. Stiamo lavorando nel buio per far sì che il prossimo disco, quando uscirà, non abbiamo scadenze, uscirà come gli altri, al massimo dell’esposizione che possiamo ottenere.

Visto che ci siamo quasi, ci dai un tuo un parere sul cast di Sanremo? 

Ti dico una cosa, a parte l’anno in cui ho partecipato a Sanremo, non lo conosco neanche, non so neanche chi ci va a suonare. So soltanto che è stato preso Giovanni Caccamo, che ha vinto lo scorso anno, quando siamo arrivati secondi. Poi per il resto non saprei. Sanremo è Sanremo. Sanremo è uno spettacolo televisivo. Quando c’è la possibilità di dare luce ad un progetto come il nostro, che nasce dal basso ed è un po’ l’espressione dell’ambiente indie, con tutte le simpatie e antipatie, perché non è che poi noi stiamo simpatici a tutti, anzi, l’ambiente indie ci ha sempre visti con l’occhio storto, ma noi effettivamente rappresentavamo quel mondo lì, lo scorso anno, quindi a parte quando Sanremo dà la possibilità a questo mondo di emergere, è come guardare Amici, Buona Domenica, X Factor. L’arte non sta lì, insomma. Forse però a Sanremo qualcosa c’è, perchè appunto non c’è l’idea di scuola, anche se Carlo Conti quest’anno mi sembra abbia voluto inserire questa cosa. Però secondo me Sanremo, anche se dà molta meno visibilità di X Factor o degli altri talent, dà molta più dignità, perchè vai lì a fare l’artista, quello che sei, e non a studiare a scuola con quattro giudici che fanno ridere e che dovrebbero dirti come funziona il mondo dello spettacolo. Quindi ecco, Sanremo dà molta più dignità ai musicisti.

Egle Taccia

 

 
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